GOMMALACCA TOUR '99

MILANO 9 APRILE 1999
PESARO 10 Aprile 1999
TREVISO 12 APRILE 1999
BOLOGNA 13 APRILE 1999
CASERTA 15 APRILE 1999
PERUGIA 16 APRILE 1999
PESCARA 17 APRILE 1999
ROMA 19 APRILE 1999
GENOVA 22 APRILE 1999
VERONA 23 APRILE 1999
BRESCIA 24 APRILE 1999
TORINO 26 APRILE 1999
FIRENZE : 27 APRILE 1999
CATANIA 29 APRILE 1999

 

 

 

 

 

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ANTEPRIMA TOUR GOMMALACCA A CASALE MONFERRATO
 


  Riuscita anteprima del «Gommalacca Tour '99» che
debutterà ufficialmente domani sera a Milano
La genialità creativa di Franco
Battiato in uno show che è anche
divertimento

CASALE MONFERRATO – È stata una prova generale
«vera», nel piccolo palazzetto di Casale. Davanti a un pubblico
di grande passione. Per affrontare l'ultima prova aperta, prima
della prima ufficiale di domani sera al Filaforum di Milano, senza
tensioni. Come se il «Gommalacca Tour '99» di Franco Battiato
fosse volato nel paese di Lilliput: una tangenziale di mezzo
chilometro, il parcheggio in mezzo la campagna, una palestra
come camerino per l'artista. Solo il palco era a grandezza
naturale, in una metafora (la prima) del golfo mistico. In una
sintesi tra pop e teatro d'opera. Il risultato è semplicemente
geniale: lui che canta sdraiato, gambe accavallate, sul letto.
Come una diva (Marlene) o un nobile russo (Oblomov). Di
profilo. Una scena vuota, lo spazio chiuso da due quinte mobili
(tulle che scendono mosse dai computer) che sono veli, schermi
e lavagne per la grafica delle luci di Billy Bigliardi, per la
scenografia di Luca Volpatti. Per le grandi immagini di Paolo
Gualdi e la regia dello stesso Franco Battiato. Lo spettacolo è
anche divertimento, con i quattro cambi d'abito per Franco
(dallo spolverino al costume bianco dei dervishi rotanti). Con la
parodia intelligente delle macchine di Luca Ronconi: il «filosofo
rapper» Manlio Sgalambro che attraversa il palco su una
poltrona (a rotelle) ha un effetto grottesco irresistibile, quando si
parla di «Fornicazione», «Nietzche» e «Suicidio». Eroico,
invece, quando sta al timone della barca che solca la scena in
«Schackleton». Se un carro viene trascinato dalla fatica di un
uomo, è l'allegoria dei fardelli della vita. Tutto scorre su un tapis
rulant, come in un tour di Peter Gabriel. Ruotano sugli schermi le
«volvelle» di metà Ottocento, tavole illustrate con cui si
calcolavano le traiettorie delle comete, affollate di segni
matematici e pianeti paffuti, soli fiammeggianti e i fornicanti
d'Oriente. Le quinte tagliano gigantografie della Callas in «Casta
diva». Il volto dipinto di un aborigeno australiano ruota lento e
inesorabile, come il destino dei popoli del mondo. Altre volte è
vitazione testuale, come il mare verticale, la sdraio e
l'ombrellone di «Summer on a Solitary Beach». Commento di
Franco: «C'è la sdraio, ma il mare è finto. E si vede...». La
musica è rock, con Pancaldi (ex «Bluvertigo») alle chitarre,
rocce di suoni, energia e paranoia giovanile diluita in un mare di
tastiere. Molto anni '70, come una parte delle luci, delle citazioni
e delle scene. «D'altronde – osserva Battiato – chi faceva
ricerca ha già dato tutto allora. Per questo è normale e per nulla
imbarazzante autocitarsi». Lui occupa, con le incursioni a viva
voce di Sgalambro, la scena. Usa due microfoni, un pedale con
effetti echo, distorsore, wah wah, ritardo e lo sdoppiamento (in
basso) d'ottava. L'esplosione anche grafica, dei bianchi, lo
proietta in una dimensione post-optical, nella Londra di
Michelangelo Antonioni e «Blow Up». È un percorso tra
divertimento, viaggio interiore e nevrosi, con un 45 giri del '70
(«La conversione» e «Paranoia»). Il popolo di Internet ha
chiesto «Stage Door» (dal singolo «Shock in My Town»). La
complessità di «Il mantello e la spiga» non consente più di due
mezzi giri al derviscio Battiato, «Il ballo del potere» introduce al
meglio di «Gommalacca». «Vite parallele», «Quello che fu»,
«Strani giorni». «La cura» sono tappe di un pensiero nobile e
mobile. L'unico elemento immobile è una tastiera, alla sinistra
dell'artista. Nella seconda prevale, con troppi sintetizzatori
sotto, il gioco della memoria: «E ti vengo a cercare», «La
stagione dell'amore», «Voglio vederti danzare». Il bis è
divertimento puro, dall'«Era del cinghiale bianco» e «Bandiera
bianca» a «Cuccurucuccu» e «Centro di gravità permanente».
«Da Festivalbar», chiosa ironico Franco, che riceve poi in
palestra. «È mancata, in qualche canzone, la danzatrice e
coreografa Li Rong Mei. Ma ci sarà a Milano». Conferma che
consegnerà per il Giubileo un lavoro sul «multilinguismo di
Babilonia, inteso come cittadinanza comune» all'Opera di Roma.
«La caduta e la distruzione di Troia» sarà pronta invece tra due
anni». Della guerra in Kosovo dice «che è uguale a tutte le
guerre: il sangue è sangue. Sempre. Ma non sono solo contro il
dittatore, perché ad ammazzare sono altri». Il tour dei palasport,
dopo domani sera a Milano, prosegue il 10 a Pesaro, il 13 a
Bologna, il 16 a Perugia, il 17 a Pescara, il 19 a Roma, il 22 a
Genova, il 24 a Brescia, il 27 a Firenze. 

Marco Mangiarotti 

                                                                                                  

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